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Così dice Fortunato Zanfretta dopo un secondo "incontro ravvicinato del terzo tipo" (del primo parlò anche a "Portobello") – Lo hanno trovato tremante e piangente i suoi colleghi: "Cosa ne sarà dei miei bambini?", gridava. "Non voglio, non voglio" – Come "prove" dell'incontro rimangono alcune orme sul terreno, di grandezza non umana, e un innaturale calore all'interno della sua automobile
(Gente, Pubblicato Sabato 20 Gennaio 1979)
Genova, gennaio
Fortunato
Zanfretta, il metronotte di Genova che ha avuto un "incontro ravvicinato
del terzo tipo" con un UFO ed ha raccontato la sua esperienza alla trasmissione
"Portobello" di Enzo Tortora, si è sottoposto ad una seduta
ipnotica. Lo ha fatto per metter fine all'incredulità della gente che
lo segna ironica mente a dito, come "quello che ha visto i marziani".
Sotto ipnosi, Fortunato Zanfretta ha rivelato una parte finora ignorata del
suo racconto. Eravamo nello studio del medico ipnotista genovese dottor Mauro
Moretti, mentre si svolgeva la seduta, ed abbiamo registrato le parole del metronotte.
Il suo è stato un racconto strano, affascinante e in alcuni momenti incredibile.
Fortunato Zanfretta, in stato di ipnosi, ha detto di essere stato rapito da
mostruose creature extraterrestri e portato su un disco volante, dove lo hanno
interrogato ed esaminato. I visitatori, ha detto, "provenivano dalla
terza galassia" e gli hanno persino affidato un messaggio. Il dottor
Moretti, al quale Zanfretta si è rivolto accompagnato dai suoi superiori,
ci ha spiegato che "sotto ipnosi non si può mentire". "Ciò
che una persona ipnotizzata dice", ha proseguito, "corrisponde a quelle
sensazioni o a quegli avvenimenti che il soggetto ritiene di avere veramente
vissuto".
Prima di riferire il risultato dell'esperimento di ipnosi, ricapitoliamo i fatti.
Giovedì 7 dicembre i carabinieri di Torriglia, un paesino dell'entroterra
genovese, ricevettero, dalla cooperativa "Val Bisagno" di Genova,
la segnalazione dell'atterraggio di un UFO di cui era stato testimone il loro
dipendente Fortunato Zanfretta, 26 anni, la sera prima, durante il suo giro
di perlustrazione. Zanfretta era stato ritrovato dai suoi colleghi Walter Lauria
e Raimondo Mascia in stato di choc alle 1,15 del mattino, presso la villa "Casa
Nostra" in frazione Marzano di Torriglia. Non connetteva. Era spaventatissimo,
e continuava a ripetere: "Li ho visti, li ho visti". Quando
si riprese, disse che coloro che lo avevano tanto terrorizzato erano "degli
extraterrestri dalle sembianze mostruose".
Dietro
sua indicazione, i carabinieri si recarono sul "luogo dell'atterraggio"
e lì, chiare sull'erba gelata dalla brina invernale, trovarono due impronte
a forma di ferro di cavallo, aventi un diametro di circa tre metri.
Per Zanfretta fu l'inizio di una "popolarità" non prevista
e forse non gradita. Giornalisti, televisioni private, poi "Portobello":
tutti volevano sentire il racconto del suo straordinario incontro. Persino la
sua vita familiare ne fu sconvolta. Sua moglie, Silvana Mura, continuava a ricevere
telefonate: c'era chi voleva prendere in giro suo marito, e chi invece chiedeva
appuntamenti. Anche i loro due bambini, Margherita, di 4 anni, e Fabio, di 15
mesi, finirono per risentire di tutto quel trambusto che siera
creato attorno al loro papà. Nella zona dove la famiglia abita, a Sampierdarena,
molti non credevano al racconto di Zanfretta e lo definivano "un visionario".
Prima che la seduta ipnotica avesse luogo, ci siamo fatti ripetere da Fortunato
Zanfretta il racconto di ciò che ha visto e sentito nella notte fra il
6 e il 7 dicembre scorso. "Mercoledi 6 dicembre, verso le 23,30",
ha raccontato il metronotte, "mi sono recato a Marzano per il
solito giro di ispezione. Arrivato nei pressi della villa "Casa Nostra"
la mia auto si è improvvisamente fermata con l'impianto elettrico fuori
uso. A distanza ho visto allora quattro luci che si muovevarro nel prato circostante
la villa. Subito ho pensato a dei ladri e ho provato a chiamare via radio la
centrale per avvertire, ma anche la radio si era misteriosamente ammutolita.
Lì per lì ho pensato ad un guasto e non ci ho fatto caso. Sono
sceso dalla macchina e, pistola in mano, mi sono diretto verso la villa. Nell'altra
mano avevo la mia pila elettrica, ovviamente spenta. Tutto quello che pensavo
in quel momento era di prendere i ladri, non si ha tempo per aver paura o cose
del genere. Vicino alla villa ho visto che il cancello era aperto e la porta
spalancata. Allora sono entrato e mi sono avvicinato al muro per poi saltare
fuori e arrestare i ladri.
"Proprio allora mi sono sentito spingere e mi sono voltato di botto con
la pistola spianata e la luce accesa. Lì, a pochi centimetri da me, ho
visto qualcosa che mi ha fatto accapponare la pelle. Era un essere mostruoso,
spaventoso e molto alto. Per vederlo in viso ho dovuto alzare la pila e ho calcolato
che non poteva essere meno di tre metri. Lo spavento è stato tanto che
la pila mi è caduta dalle mani. L'ho raccolta e sono fuggito. Correndo,
ho avvertito improvvisamente una luce enorme alle mie spalle. Mi sono voltato
e sono rimasto come abbagliato da un velivolo di forma triangolare, ma molto
appiattito, che si alzava da dietro la villa con un sibilo. Era molto luminoso
e più grande della stessa casa; la luce era tanta che ho dovuto ripararmi
gli occhi con il braccio. Si è anche svi luppato un forte calore tutto
intorno".
Da questo momento in poi la narrazione di Zanfretta si fa confusa e lacunosa.
Non ricorda molto bene. Tutto quello che sa è che ha richiamato la centrale
via radio e questa volta qualcuno gli ha risposto. Poi nebbia assoluta. Da notare
che, in quello stesso istante, alcune persone abitanti nella vicina Torriglia
vedevano un forte bagliore in direzione della villa "Casa Nostra".
La
prima chiamata, ricorda Carlo Toccalino, il centralinista della "Val Bisagno"
che quella notte era di turno, "l'ho ricevuta soltanto verso mezzanotte
e un quarto. Zanfretta urlava e diceva continuamente: "Mamma mia quanto
è brutto". Io allora gli ho chiesto se lo stavano aggredendo
e lui, di rimando: "No, non sono uomini, non sono uomini".
A questo punto la comunicazione si è interrotta e io ho subito avvertito
il tenente Giovanni Cassiba".
"In effetti non sapevamo né dove Zanfretta si trovasse, né
cosa fosse successo", spiega il tenente. "Subito ho dato ordine alla
pattuglia delle guardie Luria e Mascia di mettersi sulle tracce di Zanfretta,
ma lo hanno trovato soltanto all'1,15 sdraiato per terra nel prato antistante
la villa. Quando li ha visti è saltato su con la pistola in una mano
e la pila accesa nell'altra; non li conosceva e aveva gli occhi fuori dalle
orbite. Gli hanno detto di abbassare la pistola ma lui non sembrava nemmeno
capire. Alla fine hanno dovuto saltargli addosso e disarmarlo. Quello che è
strano è che aveva gli abiti caldi nonostante il freddo pungente che
c'è da quelle parti. Inoltre sia il cancello sia la porta della villa
erano regolarmente chiusi. Ben visibili i segni dell'atterraggio dell'UFO".
Gli stessi carabinieri nutrono pochi dubbi sul fatto che un qualche oggetto
volante si sia posato. Né mettono in dubbio le parole di Zanfretta. "Conosco
Zanfretta da molti anni" afferma il brigadiere Antonio Nucchi, comandante
della stazione di Torriglia "e ritengo di poter affermare con sicurezza
che è un tipo deciso e senza strane fantasie per la testa. Quando abbiamo
effettuato il sopralluogo, di giorno, lui quasi non voleva venire, tanto era
spaventato. Soltanto qualcosa di eccezionale poteva mettergli addosso un timore
simile. In ogni modo io ho ricevuto segnalazioni di UFO anche da altre persone
che quella notte ne hanno visto uno dirigersi proprio su quella zona. Tutti
tacciono fino a quando il caso non esplode, poi però si fanno coraggio
e parlano. Non mi stupirei, quindi, che le cose fossero andate più o
meno come le ha descritte Zanfretta".
Questi,
dunque, i precedenti della seduta ipnotica che Zanfretta ha voluto, stanco di
essere preso per bugiardo da gente che si ostina a non credere al suo racconto.
L'esperimento di ipnosi si è svolto il 23 dicembre in via San Sebastiano,
a Genova, nello studio del dottor Moretti, al quale Zanfretta si è presentato
accompagnato dal suo tenente, Giovanni Cassiba, Erano presenti anche, in veste
di testimoni, Angelo Massa, psicoterapista e assistente del dottor Moretti,
Giorgio Cesari, studioso di ipnologia, e Luciano Boccone, del "Gruppo di
ricerche clipeologiche ed ufologiche" di Arenzano.
Nel corso della seduta è emerso che, dopo avere visto l'extraterrestre,
Zanfretta non sarebbe fuggito, come lui crede di aver fatto, bensì sarebbe
stato rapito e trasportato in un locale caldissimo dove lo avrebbero interrogato.
Ciò spiegherebbe come mai i suoi abiti erano tanto caldi quando fu trovato,
e come mai intercorse mezz'ora di tempo da quando egli lasciò la macchina
la prima volta a quando vi ritornò per chiamare la centrale.
Quella che segue è la fedele registrazione della seduta ipnotica.
Dottor Moretti: "Ora, davanti ai suoi occhi,
c'è un grande quadrante d'orologio, un grande orologio bianco con le
lancette nere. Però questo grande orologio ha una particolarità:
non va avanti, bensì va indietro. Le lancette scorrono all'indietro e
noi torniamo indietro nel tempo. Trascorrono indietro i minuti, trascorrono
indietro le ore, trascorrono indietro i giorni e io e lei torniamo indietro
nel tempo. Sempre più indietro, sempre più indietro, sempre più
indietro. Ora lei è circondato da una nebbia, una nebbia densa e lei
non vede nulla perché la nebbia è il tempo che lei sta oltrepassando
all'indietro. Ora noi ci troviamo al giorno 6 di dicembre, è un mercoledì,
mercoledì 6 dicembre. La nebbia si dirada. è notte, sono le 23 passate,
lei sta facendo il suo lavoro, si trova a Marzano di Torriglia, sta facendo
il suo giro di perlustrazione. è buio e freddo. Ora ci troviamo vicino ad una
villa, questa villa si chiama "Casa Nostra". Ora io voglio che lei,
pur restando nel sonno più profondo, parli. Voglio che mi racconti tranquillamente,
perché io sono vicino a lei, tutto quello che lei vede. Parli forte,
in modo che io la possa sentire bene. Io vedo un cancelletto, un cancelletto
bianco. Mi sembra aperto, vero?".
Zanfretta, disteso sul lettino nella penombra della stanza, comincia a dare
segno di vita e sussurra un "sì" sottovoce. Il dottor
Moretti, in piedi dinanzi a lui, continua, con voce suadente, a interrogarlo.
Dottor Moretti: "Che cosa c'è nel prato
dietro il cancello?"
Zanfretta: "Quattro luci".
Dottor
Moretti: "Saranno dei ladri? Non ha paura, vero?".
Zanfretta:"No".
Dottor Moretti: "Mi racconti, cosa vede?".
Zanfretta: "Canguro dalla 68, Canguro
dalla 68… le luci della macchina, come mai? Le luci della macchina si sono
spente". (Evidentemente ora il metronotte sta tentando di chiamare
la centrale con le parole convenzionali).
Dottor Moretti: "Parli più forte, se
no non la sentono".
Zanfretta: "Ma non mi sentono. Canguro,
mi porto dentro la villa, ci sono dei ladri".
Zanfretta ora comincia ad ansimare profondamente, il suo petto va su e giù
ritmicamen te, le sue mani tremano.
Zanfretta: "Chi c'è? Che succede?
Mamma… ".
Dottor Moretti: "Cosa c'è? Mi racconti.
Io sono qui con lei e non può accaderle nulla. Mi racconti cosa vede".
Zanfretta: "Madonna… Perché dovrei
venire con voi? Cosa volete farmi? Cosa sono tutte quelle luci? Non voglio.
Voi non siete esseri umani. Via! Cosa mi mettete sulla testa? Via! Non voglio…
Lasciatemi stare…".
Appare
chiaro che il metronotte sta parlando di particolari che gli sono ignoti allo
stato cosciente. Sta dicendo in sostanza di essere stato prelevato e portato
in un luogo luminoso e caldo dove lo hanno interrogato ed esaminato.
Zanfretta: "Non voglio che tornate. Non
posso dirlo? Sì… farò come voi volete… Datemi una prova…
Non mi crederanno… Quante luci… Via! Via! Via quel coso dalla testa. Aspetterò
che tornate… Che caldo. Via quel coso dalla testa… Via. Siete dei mostri…
Voglio andare a casa. La mia pila".
Finalmente il metronotte è scappato, o lo hanno lasciato libero. Correndo,
si ferma e vede una gran luce alzarsi da dietro la casa, poi arriva in macchina
e richiama la centrale via radio.
Zanfretta: " Cos'è tutta quella
luce? Com'è grande. Mi dà fastidio. Canguro dalla 68… Canguro…
Non sono uomini… Non sono uomini".
Ora Zanfretta ritorna a parlare con qualcuno e dice: "Volete che torni
alla villa? Va bene… sì".
Poi c'è l'incontro con i suoi colleghi. Zanfretta rivive quei momenti
e dice le cose che gli sono state dette là, nel prato vicino alla villa
dove è stato ritrovato. "Metti giù la pistola, pensa ai bambini",
gli dice uno. "Dài, piantala", insiste l'altro. Poi lo prendono,
lo schiafieggiano, e lo portano via ancora intontito mentre continua a ripetere:
"Li ho visti, li ho visti".
Dottor Moretti: "Ora voglio che lei mi descriva
bene questi esseri che ha visto. Dice che non sono uomini come noi. Li descriva".
Zanfretta: "Sono verdi, occhi gialli a
triangolo, con degli spinoni, hanno la carne verde e la pelle piena di rughe
come se fossero vecchi, hanno una bocca con qualcosa che sembra ferro, hanno
delle vene rosse sulla testa, le orecchie a punta, braccia con delle unghie…
con delle cose rotonde…Vengono dalla terza galassia".
Dottor Moretti: "Prima ha detto che hanno
lasciato un messaggio, se lo ricorda?".
Zanfretta: "Vogliono parlare e dicono
che torneranno presto e numerosi".
Dottor Moretti: "In che modo comunicate? Parlano
la nostra lingua?".
Zanfretta: " No. Traducono… con l'apparecchio
luminoso".
Quando
il dottor Moretti lo ha risvegliato, Zanfretta non ricordava più niente
e sosteneva di essere rimasto su quel lettino per meno di tre minu ti, In effetti
lo stato di ipnosi controllato in tutte le sue fasi dal medico; è durato
per oltre mezz'ora. Il metronotte non sapeva nulla di quanto era rimasto nella
registrazione.
Tra i testimoni quello forse più impressionato era il tenente Cassiba.
"Io a Marzano non ce lo vorrei più mandare", diceva "Ho
paura".
Quasi a conferma dei timori del tenente Cassiba, nella notte tra mercoledì
27 e giovedì 28 dicembre, a 21 giorni esatti dal primo "incontro",
l'allarme e scattato nuovamente nella sala operativa della "VaI Bisagno".
Zanfretta aveva preso servizio alle 22,05 e viaggiava a bordo di una Fiat 127
diretto come al solito verso Torriglia.
Alle 23,46 esatte il centrali nista di turno, Attilio Mazza, ha ricevuto dalla
Beta 68 (sigla di Zanfretta) una concitata chiamata di soccorso. "Sono
avvolto da una fitta nebbia e non vedo più nulla", urla Zanfretta
nella radio, "la macchi na sta andando da sola e acquista velocità.
Non so cosa fare".
In quel momento il me tronotte si trova all'uscita della galleria della Scoffera.
Alle 23,50, quattro minuti dopo, Zanfretta chiama un'altra volta. La
voce, dirà in seguito Mazza, sembra più calma e quasi obbediente.
"La macchina si è fermata. Vedo una gran luce, Ora esco".
A questo punto viene dato l'allarme. Mazza avverte la Beta 29 del brigadiere
Emanuele Travenzoli e la Beta 70 del metronotte Raimondo Mascia, che si mettono
alla ricerca di Zanfretta. Il centrali nista chiama anche la Eco 15 del tenente
Cassiba. Questi, unitamente al dottor Tutti, direttore della "VaI Bisagno",
si mette a sua volta alla ricerca di Zanfretta.
"La notte era freddissima e pioveva a dirotto", ricorda il tenente
Cassiba. "Inoltre dalle parti di Torriglia una fittissima nebbia impediva
ogni visibihità, Le ricerche sembravano ad un punto morto quando all'1,09
abbiamo udito un nuovo messaggio radio di Zanfretta: "Non so dove mi
trovo, Sono vicino ad una grande luce, Ho paura, venite".
Servendosi della radio, infine il brigadiere Travenzoli rintraccia Zanfretta.
è l'1,25. La Beta 68 si trova ferma su un sentiero di montagna a 800 metri
di altezza e a 4 chilometri dal più vicino centro abitato, Ma quando
Zanfretta vede i fari della macchina del collega, non capisce più niente.
"Sembrava un gatto selvatico braccato", dice Travenzoli. E in effetti
lo deve rincorrere, acchiapparlo e assestargli qualche ceffone per farlo tornare
in sé. "Dicono che mi vogliono portar via", dice Zanfretta
tremando e piangendo, "cosa ne sarà dei miei bambini? Non voglio,
non voglio..".
Misteriosamente, nonostante la fittissima pioggia, Zanfretta ha gli abiti e
il viso asciutti. "Dal naso in su", spiega Travenzoli "era caldissimo,
le orecchie erano rosso fuoco".
Di
lì a poco arrivano anche gli altri e Zanfretta viene affidato al dottor
Tutti e al tenente Cassiba."Era completamente stravolto", ricorda
Tutti "sembrava un bambino impaurito".
Intorno all'auto di Zanfretta, sparse qua e là, il metronotte Mascia
nota alcune tracce ancora fresche. Sotto la luce delle torce appaiono diverse
orme di grandezza spropositata. Misurate l'indomani dai carabinieri, queste
orme risultano lunghe 50 centimetri e larghe circa 20. La profondità
è di 3 centimetri. Le sorprese non finiscono qui: il tetto della 127
è tanto caldo che non si può toccare. "All'interno",
dice il metronotte Francesco Meligrana, che l'ha riportata indietro a Genova
"sembrava di essere in un forno".
Di questo nuovo episodio sono stati informati sia i carabinieri sia la questura
di Genova, che stanno tuttora indagando sulla vicenda. Un particolare strano
è che dalla rivoltella di Zanfretta risultano essere stati sparati cinque
colpi su sei. Contro chi? Per il momento il campo è aperto soltanto alle
supposizioni. Zanfretta, che ora non ricorda più nulla, è stato
sottoposto a una completa visita medica da uno specialista genovese che gli
ha riscontrato "ipertensione nervosa da forte choc emotivo". Per adesso
i dirigenti della "Val Bisagno" gli hanno dato qualche giorno di riposo,
perché si rimetta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
(Le foto sul caso Zanfretta sono state scattate dal fotoreporter Luciano Zeggio)
Sito Web del Centro di Ipnosi Medica e Medicina Psicosomatica di Genova
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