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(La Liguria, Pubblicato Sabato 1 Giugno 2002)
Gli indiani comanche lo chiamavano «il diavolo
bianco» e ne avevano un sacro terrore. I messicani, che quando sentivano il
suo nome si facevano il segno della croce, lo definivano «il diavolo texano». Per tutti era comunque il più temuto e rispettato Texas ranger che sia mai
esistito.
No, non stiamo parlando di Tex Willer, l'eroe del fumetto più famoso d'Italia.
L'impavido pistolero che ha accompagnato l'adolescenza di intere generazioni,
e che recentemente ha dato una rinfrescata alla sua popolarità grazie ai microfoni
di Radiodue, non è infatti soltanto un eroe di carta. Il personaggio nato dalla
fantasia creativa di Gianluigi Bonelli sembra infatti adattarsi perfettamente
alla vita di colui che è passato alla storia come il più famoso Texas ranger
di tutti i tempi, un uomo che era diventato a tal punto una leggenda vivente
che nel 1848, mentre aveva soltanto 31 anni, lo stato del Texas diede il suo
nome ad una nuova contea.
John Coffee Hays, così si chiamava, ancora oggi è conosciuto in tutti gli Stati
Uniti come Captain Jack. Che Bonelli si sia ispirato a lui per tratteggiare
la figura di Tex Willer è per lo meno molto probabile viste le numerose somiglianze
tra l'eroe del fumetto e quello vero in carne e ossa. Come Tex, anche Hays era
un uomo dai modi semplici (detestava le divise e i formalismi) anche se dietro
la sua modestia nascondeva il coraggio di un leone e un'incredibile abilità
di combattente. Come Tex, anche Hays aveva come partner e amico un capo indiano
che gli è stato al fianco in mille battaglie: quello di Tex era il navajo Tiger
Jack, quello di Hays il lipan Flacco. Come Tex, Hays era considerato un capo
degli indiani (anche se erano lipan e non navajo) e i suoi nemici giurati erano
i sanguinari indiani comanche e i banditi messicani che infestavano il Texas.
Come Tex, anche Hays ha ricevuto dal governo federale americano la nomina ad
Agente indiano della Gila River Country. Come Tex, Hays era conosciuto per le
sue formidabili doti di scout. Come Tex, infine, era contemporaneo di un altro
famoso personaggio del West, Kit Carson, che conobbe e che (come nel fumetto)
era appena più anziano di lui avendo nove anni in più .
Ma vediamo di scavare un po' oltre nella storia di questo ranger. John Coffee
Hays nacque il 28 gennaio del 1817 a Little Cedar Lick, nella Wilson County
del Tennesse, primo dei sei figli di Harmon Hays e Elizabeth Cage. Fu il padre
a volerlo chiamare in quel modo in ricordo del suo comandante, appunto il generale
John Coffee, nelle truppe del quale aveva combattuto la guerra d'indipendenza contro
gli inglesi con il grado di tenente.
Dopo aver frequentato la Davidson Academy di Nashville, il giovane Hays sente
il richiamo del Texas. è il 1837. Un anno prima, esattamente nella notte
del 6 marzo 1836, circa 180 americani al comando di William Barret Travis si
erano fatti trucidare nella missione di Alamo dai soldati del generale messicano
Antonio Lò pez de Santa Anna. Tra le eroiche vittime anche un altro celebre
figlio del Tennesse, il colonnello David Crockett, ex deputato degli Stati Uniti.
Jack, come viene chiamato sin da piccolo per il soprannome che gli aveva dato
il nonno paterno Robert, passa il confine del Texas a Nacogdoches e si arruola
nella compagnia dei rangers al comando di Erastus (Deaf) Smith, in servizio
da San Antonio al Rio Grande. Il battesimo del fuoco avviene appunto sul Rio
Grande dove i rangers ingaggiano battaglia con la cavalleria messicana e la
sconfiggono. Jack si distingue a tal punto che viene nominato sergente sul campo.
è la prima di una lunga serie di promozioni. Infatti, azione dopo azione,
Jack si guadagna il rispetto dei suoi superiori e giunge presto, siamo nel 1839,
al grado di capitano.
Captain Jack, come viene ormai chiamato da amici e nemici, ha appunto il compito
di proteggere i coloni americani dalle incursioni dei comanche e dei banditi
messicani che terrorizzano la frontiera. La sua azione è capillare e i suoi
risultati militarmente sorprendenti.
Un esempio è la cattura, piuttosto movimentata, di un noto bandito messicano,
Juan Sanchez. Durante un giro di perlustrazione nei pressi del Rio Grande, Hays
venne informato dal proprietario di un ranch che sulla sponda opposta del fiume
si trovava un gruppo di banditi messicani. Dal momento che il fiume poteva essere
guadato solo in un punto, Hays al tramonto si sistemò
con i suoi ranger tra gli alberi dper tendere un'imboscata ai banditi. Tutto
sembrava andare bene quando, proprio mentre i banditi stavano attraversando
il Rio Grande, un ranger fece partire inavvertitamente un colpo dalla sua pistola
e i messicani misero subito mano alle armi. Nella sparatoria che seguì un texano
venne ferito e tre messicani furono uccisi. Temendo di fare la fine dei loro
compagni, altri quattro messicani cercarono di tornare indietro, subito inseguiti
da Hays e da un altro ranger. Vedendo che gli inseguitori erano solo due, i
quattro si fermarono e cercarono di colpirli, ma Hays ne prese subito uno in
pieno uccidendolo sul colpo. Gli altri tre abbandonarono il letto del fiume
e spronarono i cavalli verso la prateria dove potevano correre meglio. Ma ormai
era tardi: Hays e i suoi ranger li circondarono e i banditi, vista l'inutilità
della difesa, si arresero. Uno di loro era appunto il noto Juan Sanchez che
finì impiccato insieme ai compari.
Un'altro grosso problema per i Texas
ranger era costituito da certe tribù indiane che si accanivano contro i coloni
americani con una crudeltà eccessiva anche per quei tempi. è il caso
di quanto accadde un giorno nei pressi di San Felipe quando un ragazzo giunse
al galoppo nel quartier generale di Hays annunciando l'ennesimo massacro. «Laggiù
- disse ansimando dopo esser sceso con un salto dal cavallo - i comanche hanno
sterminato una famiglia…» .
In pochi minuti captain Jack e i suoi furono sul posto. Tra le macerie fumanti
della casa i ranger trovarono i corpi di due bambini uccisi a colpi di tomahawk:
a entrambi era stato tolto lo scalpo. Il corpo del padre giaceva scomposto appena
qualche metro più in là , anche lui senza più scalpo, ucciso con due colpi d'arma
da fuoco al petto. La madre, che durante l'attacco era stata colpita alla testa
e aveva perso i sensi, si era salvata miracolosamente e adesso vagava disperata,
piangendo e urlando, abbracciando prima un corpo e poi l'altro. «La mia bambina,
la mia bambina…- disse singhiozzando a Hays - se la sono portata via. Salvatela,
vi prego…» .
In effetti i comanche, dopo aver ammazzato i maschi della famiglia, avevano
rapito una ragazza di 17 anni. Hays non perse tempo e, insieme ai suoi ranger,
si mise subito sulle tracce degli indiani. Forse perché non pensavano di essere
seguiti, i comanche non avevano preso eccessive precauzioni e vennero quindi
rintracciati dopo alcune ore in un accampamento
nei pressi del Llano River. I ranger non erano così tanti da essere sicuri di
sconfiggere i predoni indiani, per cui a quel punto Hays si rivolse loro con
molta franchezza. «Allora, ragazzi - disse - è probabile che alcuni di noi perderanno
un po' di sangue oggi, ma restate perfettamente calmi. Mostrate il vostro solito
coraggio e non ho alcun dubbio sul risultato» . Quindi, con il revolver nella
mano destra, diede il segnale della carica: «Andiamo!» . All'ordine di Hays,
i rangers, disposti a ventaglio e armati con le Colt Paterson a tamburo, da
cinque colpi, caricarono gli indiani sparando all'impazzata. I comanche non
si aspettavano davvero quell'attacco. Quando i ranger puntarono sul campo, i
guerrieri andarono subito in cerca delle loro armi, ma l'effetto sorpresa aveva
funzionato e fu il panico. Scomposti e senza guida, gli indiani montarono sui
loro cavalli e fuggirono nella foresta. Solo allora Hays fece il punto della
situazione: nell'attacco due dei suoi uomini erano morti, cinque avevano riportato
ferite. Gli indiani avevano lasciato cinque guerrieri sul campo. Nessuno, però
, aveva visto la ragazza. La trovarono poco dopo, massacrata anch'essa a colpi
di tomahawk: i comanche, visto che non la potevano portare con loro, avevano
preferito ucciderla. Il corpo era così straziato che alcuni dei ranger, vedendolo,
si misero a piangere. Hays la fece seppellire vicino a un precipizio che si
affaccia sul canyon del Llano River.
Captain Jack fu nominato colonnello nel 1846 quando gli fu affidato un raggimento
di ranger in occasione della guerra tra gli Stati Uniti e il Messico. Per capire
che genere di rapporto ci fosse tra «los diablos tejanos» , e cioè i diavoli
texani come erano chiamati i ranger, e i messicani, basta citare un episodio
che accadde a Mexico City quando i ranger a cavallo entrarono in colonna, Hays
in testa. Non appena gli abitanti si resero conto che quelli che stavano sfilando
erano gli odiati ranger (non avevano uniformi ed erano armati fino ai denti),
un uomo prese una pietra e la scagliò contro uno di essi. La risposta fu immediata:
il ranger preso di mira estrasse di colpo la Colt e uccise l'uomo all'istante.
Quindi, senza muovere un capello, ripose la pistola e continuò tranquillamente
la sua strada. In seguito a questo episodio, il generale Winfleld Scott chiamò
Hays a rapporto chiedendogli ragione di quanto era accaduto. «Non c'è nulla
da dire - rispose Hays - semplicemente i Texas ranger non
si lasciano insultare o colpire da nessuno» .
Quello che impressionava di più chi non conosceva Hays era il suo aspetto
fisico. Ecco come lo ricorda un suo contemporaneo, Samuel C. Reid, al quale
venne presentato nel marzo del 1846. «Nel gruppo cercavamo di distinguere
il celebre comandante dei texani e fummo molto sorpresi quando ci venne presentato
un giovane dall'aspetto delicato, alto circa un metro e settantacinque, che
era proprio il nostro colonnello. Egli era vestito in modo molto comune, indossava
una giacca leggera, l'usuale cappello texano a larghe tese e cima tonda, la
camicia con il colletto aperto e un fazzoletto nero annodato negligentemente
sul collo. I suoi capelli erano castano scuro; gli occhi, grandi e brillanti
color nocciola, sormontati da pesanti e arcuate sopraciglia, reggevano senza
sforzo qualsiasi conversazione e comunicavano un proprio linguaggio che non
poteva
essere frainteso. La fronte era ampia e sviluppata, il naso di tipo romano con
narici finemente curvate, la bocca larga con i lati tendenti al basso, il labbro
superiore era corto, mentre quello inferiore leggermente prominente indicava
una grande fermezza e determinazione. Complessivamente era di carnagione chiara,
ma la lunga esposizione al sole della frontiera aveva reso la pelle scura e
ruvida. La sua espressione era piuttosto pensierosa e preoccupata, dovuta al
suo continuo aver a che fare con pericoli e difficoltà; le sue responsabilità
di comandante gli avevano conferito un perenne cipiglio anche in normali situazioni
di riposo. Tra l'altro non portava neanche baffi, e questo gli dava un'apparenza
ancora più giovanile…i suoi modi erano cortesi e molto alla mano, anche
per la sua estremamodestia. Così grande era la sua reputazione tra i
messicani che egli era conosciuto ovunque come Captain Jack» .
Alla fine della guerra, quando ormai stava per arrivargli la nomina a tenente
generale, Hays decise che era venuto il momento di ritirarsi. Aveva 32 anni
ed era ormai una leggenda vivente, tanto più che la vita media di un
ranger a quel tempo era appena di due anni prima di essere ucciso in servizio.
E fu proprio in quel periodo che il Texas gli intitolò una nuova contea.
Forse però, all'apice del successo, capì che la fortuna non poteva
durare in eterno sul campo di battaglia, per cui si sposò con Susan Calvert,
una ragazza di buona famiglia che aveva conosciuto un paio d'anni prima, e si
trasferì in California dove per quattro anni fu lo sceriffo della contea
di San Francisco. Lasciò la stella perché nel 1853 il presidente
Franklin Pierce lo nominò sovrintendente generale della California. Nel
suo nuovo ruolo fu anche tra i fondatori della città di Oakland e nel
1876 entrò in politica come delegato nella Convenzione Nazionale del
Partito Democratico. Nel frattempo la moglie gli aveva regalato tre maschi e
tre femmine e la famiglia viveva in uno splendido ranch a Piedmont, sempre in
California, dove il 25 Aprile del 1883, all'età di 66 anni, morì
per le conseguenze dei dolori articolari che aveva accumulato nella sua avventurosa
gioventù texana. Per gli americani, però, Captain Jack è
ancora vivo e c'è chi giura che nelle notti di luna piena qualcuno vede
ancora il suo fantasma, in sella a un cavallo nero, galoppare nella sterminata
prateria del Texas a caccia di banditi e comanche. Proprio come Tex.
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