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Maneggiando atomi e molecole si costruiscono oggetti
dal nulla: dalle microsonde alle medicine intelligenti
(Il Giornale, Pubblicato Martedì 27 Febbraio 2001)
da Genova
"La
fisica non impedisce di manovrare la materia atomo per atomo. Dunque non ci
si deve stupire se un domani saremo in grado di riscrivere tutti i 24 volumi
dell'Enciclopedia Britannica su una superficie grande come una capocchia di
spillo". Quando nel 1959 il fisico statunitense Richard Feynman disse queste
cose a un convegno scientifico, non furono pochi coloro che accolsero la notizia
con un risolino di scherno. Erano gli anni dei registratori a nastro e dei primi
televisori a consolle: ridurre o ingrandire un testo o un'immagine era possibile
solo con mezzi ottici, e comunque molto limitati. L'epoca del microscopio elettronico,
con i suoi centomila ingrandimenti e passa, sarebbe iniziata solo nel 1986.
I risolini rientrarono nel 1965, sei anni dopo, quando Feynman vinse il premio
Nobel per la Fisica insieme con i colleghi Schwinger e Tomonaga proprio per
i suoi studi sulle particelle elementari. La via alla nanotecnologia, e cioè
a quel ramo tecnico che si occupa dell'infinitamente piccolo nell'ordine di
un miliardesimo di metro (appunto il nanometro), ormai era aperta. L'uomo, di
fatto, per la prima volta interveniva in dimensioni infinitesimali tracciando
un sentiero di cui solo adesso riusciamo a intravedere gli sbocchi.
Ma che cos'è la nanotecnologia e in che modo può cambiare il nostro modo di
vivere? "L'obiettivo è di costruire dispositivi sempre più piccoli le cui
applicazioni
spazieranno
dall'elettronica all'informatica, dalla tecnologia dei materiali alla medicina,
dalla chimica all'aeronautica - spiega il professor Ugo Valbusa, direttore della
Sezione superfici e interfacce della sede genovese dell'Istituto nazionale di
fisica della materia dove oggi si conclude la due giorni del convegno internazionale
sulle nanocose -. Facciamo due esempi concreti. Il primo è quello del cosiddetto
vestito intelligente: nei tessuti può essere occultato un microcircuito dotato
di sensori in grado di monitorare il corpo umano per tutto il tempo che lo si
indosserà. In questo caso i sensori rileveranno la pressione sanguigna, il ritmo
cardiaco e la temperatura corporea trasmettendo il tutto a una apparecchiatura
esterna che registrerà i messaggi e li mostrerà sullo schermo di un computer.
E tutto questo senza fili o antenne, semplicemente indossando un capo di vestiario.
Un'altra applicazione importante della nanotecnologia è il farmaco mirato. In
questo caso si tratta di una pastiglia che, una volta ingerita, rilascia il
suo medicamento a intervalli programmati e, soprattutto, andando a colpire solo
l'organo
malato del paziente. Non ci vuole molta fantasia per capire l'importanza dì
una medicina di questo tipo che avrebbe due rilevanti caratteristiche: una maggior
efficacia e la mancanza di effetti collaterali".
La sanità, tuttavia, è solo la punta dell'iceberg di quanto può offrire la nanotecnologia.
"Se prendiamo in considerazione l'elettronica con cui abbiamo a che fare
tutti i giorni, avremo altre sorprese - afferma il dottor Francesco Buatier
de Mongeot, ricercatore presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di
Genova -. Pensiamo solo alla memoria del nostro computer: con la miniaturizzazione
aumenteremo la velocità nel trasferimento delle informazioni e la relativa capacità
di memoria in chip sempre più piccoli, meno cari e più potenti. Oppure pensiamo
alla lotta all'inquinamento. In questo caso possiamo realizzare sensori di materiali
in grado di rilevare im mediatamente gli elementi inquinanti e quindi di rimuoverli".
L'importanza
della ricerca sulla nanotecnologia è ben conosciuta negli Stati Uniti dove l'amministrazione
Clinton ha aumentato gli stanziamenti statali dell'84 per cento rispetto al
‘99 destinando lo 0,5 del budget statunitense 2000 a questo settore. Se
la percentuale può apparire risibile, basti pensare che si tratta di 497 milioni
di dollari, pari a oltre mille miliardi di lire.
Come sostiene l'americano Ralph Merkle, ingegnere della Zyvec, multinazionale
impegnata nelle nanotecnologie, siamo soltanto all'alba della ricerca sulle
nanocose. "Per rendersi conto delle possibilità future, basta seguire un
semplice ragionamento - dice Merkle -. I prodotti sono fatti di atomi. Le proprietà
di questi prodotti dipendono da come gli atomi sono collocati. Se noi riusciamo
a risistemare gli atomi del carbone, possiamo fare diamanti. Se invece risistemiamo
gli atomi in sabbia (aggiungendo alcuni altri elementi) possiamo fare chip per
computer. Se invece risistemiamo gli atomi in spazzatura, acqua e aria, possiamo
ottenere delle patate. Insomma, è come se gli aromi fossero i componenti di
un gioco Lego: sulla base di come li collocheremo avremo prodotti diversi. Per
quanto riguarda invece l'elettronica, per un altro decennio circa continueremo
a seguire la rivoluzione informatica sulla strada tracciata fino ad ora, poi
ci sarà la svolta con una nuova generazione di computer che saranno più potenti,
più leggeri e più precisi di quelli attuali».
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