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La produzione ha cambiato la scaletta del programma del cantante
che stasera sarà a Sanremo
Un «duetto» tra Cecchi Paone e una «aliena»
di Milano
ha ridicolizzato lo sviluppo del racconto
(Il Giornale, Pubblicato Giovedì 1 Marzo 2007)
Non
è sfuggito ai quasi 4 milioni di telespettatori (picchi del 16% di share)
che martedì sera hanno seguito il programma «Il Bivio» su
Italia 1 che la trasmissione, volutamente, ha usato il pretesto del caso Zanfretta,
l'ex metronotte protagonista di una misteriosa storia ufologica, per buttarla
sul ridicolo puntando sul «duetto» tra Alessandro Cecchi Paone,
che difendeva l'indagine scientifica, e Simona Sibilla, una signorina
dalle evidenti velleità sceniche che per l'occasione diceva di
essere un'aliena e di vedere i cavalli che volano. Che cosa c'entrava
questa farsa con il caso Zanfretta? Assolutamente nulla, ovviamente. Se non
la voglia di fare spettacolo a buon mercato, evitando di affrontare seriamente
il dramma di un uomo che, a causa di questa storia di UFO e metronotte, ha avuto
la vita rovinata perdendo il lavoro, la famiglia e spesso anche il rispetto
del prossimo.
Ma vediamo cosa è accaduto realmente dietro le quinte del «Bivio»
visto che, purtroppo, quel pomeriggio di giovedì 1 febbraio, quando è
stato registrato il programma, c'ero anch'io tra gli ospiti.
Secondo l'accordo con Ade Capone, autore del programma, la trasmissione
avrebbe dovuto affrontare tutti i risvolti del caso Zanfretta. Si parla dunque
di una serie di episodi che dal 1978 al 1980 lo ha visto involontario protagonista
di presunti incontri con esseri alieni che, alla fine, gli avrebbero affidato
una sfera dentro la quale ci sarebbe una piramide immersa in un fluido blu.
Sottoposto a ripetute ipnosi, a Genova dallo psicoterapeuta dottor Mauro Moretti
e a Milano dal professor Rolando Marchesan, Zanfretta non è mai caduto
in contraddizione. Neppure quando ha voluto farsi iniettare il Pentotal, il
siero della verità, o quando è stato esaminato dal professor Cesare
Musatti, il padre della psicanalisi italiana. Sottoposto inoltre per dieci anni
a continui esami clinici, perizia psichiatrica compresa, è sempre risultato
perfettamente in grado di intendere e di volere, nonché di esercitare
la sua professione di guardia giurata.
Durante la trasmissione, quindi, si è parlato di questo. Gli ospiti,
oltre a me, convocato in quanto autore del libro «Il Caso Zanfretta, la
vera storia di un incredibile fatto di cronaca», pubblicato in prima edizione
nel 1984 e giunto adesso alla terza edizione con De Ferrari Editore, c'erano
Emy Balbi, rappresentante del Centro Ufologico Nazionale per Genova, il biologo
Giorgio Pattera della Asl di Parma, Alessandro Cecchi Paone, un tizio che affermava
di aver fotografato una specie di orrido gnomo (e che per questo era stato denunciato
dai carabinieri in quanto lo consideravano un falso) e l'«extraterrestre»
meneghina Simona Sibilla.
Abbiamo parlato tutti. La non-giornalista Adriana Fonzi Cruciani (quando le
ho chiesto perché non mi dava del tu, visto che tra colleghi si usa così,
mi ha risposto: «Ma io sono dottore in legge!», allora ho lasciato
perdere) ha presentato ognuno di noi in trasmissione. Pattera, ad esempio, sosteneva
che nell'universo ci potrebbero essere diversi tipi di alieni. E ha avuto
un battibecco con Cecchi Paone. Lo hanno tagliato. La Balbi ha parlato di come
era Zanfretta ai primi tempi. è stata tagliata anche lei. Io ho citato
le testimonianze che hanno accompagnato il caso, le indagini dei carabinieri,
il fascicolo aperto dalla Procura di Genova su quella storia, la drammatica
notte di quattro guardie giurate sulle alture di Torriglia alla ricerca di Zanfretta.
Era la notte tra il 2 e il 3 dicembre 1979 e i quattro viaggiavano su due auto.
Improvvisamente da una nuvola ferma in cielo (avete capito bene, proprio una
nuvola) si sono accesi due fari la cui luce colpì i veicoli, bloccandoli
all'istante. I quattro metronotte, comprensibilmente impauriti, sono scesi.
Il loro capogruppo, Giovanni Cassiba, comandante delle guardie giurate dell'Istituto
Val Bisagno di Genova, ha estratto la sua pistola d'ordinanza e ha fatto
fuoco contro i fari nel cielo. Scaricato il tamburo, ha preso la pistola di
un altro metronotte, e ha continuato a sparare fino a quando non ha esaurito
i proiettili. A quel punto i fari si sono spenti, le auto hanno ripreso a funzionare
e la «nuvola» si è allontanata in direzione di Genova.
Una delle quattro guardie giurate rimase molto più impressionata delle
altre. L'uomo era terrorizzato e, scusando l'espressione, se la
fece letteralmente addosso. Non solo. La sua mente in qualche modo restò
sconvolta. E poco tempo dopo, nessuno seppe mai spiegarsene il motivo, neppure
la stessa moglie, si chiuse in camera da letto, si puntò la pistola alla
tempia e schiacciò il grilletto. Non ho mai inserito questa storia nel
mio libro perché nessuno può avere la certezza di che cosa sia
avvenuto nella mente di quell'uomo e se, in effetti, quel suicidio fosse
correlabile all'episodio sui monti. Ma accadde. Ebbene in trasmissione
ho raccontato di quella notte sui monti. Così come ho avuto un continuo
scambio di battute con Cecchi Paone sull'argomento della serata, ma tutto
è stato tagliato.
Così, per chi guardava, gli ospiti presenti in studio sono stati soltanto
Cecchi Paone, l'«extraterrestre» e l'uomo dal presunto
gnomo di terracotta. Anche le inquadrature sono state fatte in modo che di quella
prima fila, appunto la fila degli ospiti, si vedessero soltanto queste persone.
Perché? Per quale recondita ragione la produzione del «Bivio»
ha scelto questa impostazione? La risposta più semplice è che
eliminando le persone intervenute per parlare proprio del caso Zanfretta, si
lasciasse spazio allo show che l'«extraterrestre» aveva intenzione
di imbastire con l'appoggio dell'amico Antonio Urzi (quello che
urlava dalla fila dietro) il quale, ma guarda un po', spiega Ade Capone,
è un impiegato di Mediaset.
è ovvio, infatti, che parlando di cavalli che volano e di una signorina
che tutti i giorni usa fare colazione, pranzo e cena con gli «alieni»,
anticipando che presto i suoi compari marziani si faranno vedere nel cielo di
Milano (perché è lì che lei abita), il telespettatore viene
sviato dall'argomento principale e pensa «sono tutte fregnacce».
Personalmente nemmeno sotto tortura qualcuno mi farebbe dire che gli extraterrestri
di Zanfretta sono reali. Ma solo perché non li ho visti e non esistono
prove concrete sulla loro esistenza. Questo, però, nulla toglie al fatto
che quest'uomo ha avuto la vita distrutta da un'esperienza del tutto
indesiderata. E solo per questo merita rispetto. Ma far diventare questa storia
umana una barzelletta trash, come ha fatto «Il Bivio», è
davvero inaccettabile.
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