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DAL NOSTRO LETTORE SPECIALE
(Il Giornale, Pubblicato Mercoledì 19 Marzo 2008)
Si
racconta che il giovane Cristoforo, ansioso di combinare qualcosa nella vita,
passasse buona parte del suo tempo seduto su una bitta, in porto, e più
precisamente in quella che era la vecchia darsena e oggi l'attuale Porto Antico,
sognando un giorno di potersi imbarcare su una di quelle navi e andarsene così
per il mondo. E si racconta anche che le sue umili origini, in quanto figlio
di un lanaiolo, frenassero alquanto le sue ambizioni. Si racconta, appunto.
Perché a quanto pare la vita di colui che è passato alla storia
come il più grande navigatore di tutti i tempi, non fu esattamente quella
che ci è stata insegnata sui banchi di scuola. è da diversi anni
che la storiografia ufficiale sta ristudiando la figura di Cristoforo Colombo
cercando di tratteggiarla in un modo più verosimile di quanto non sia
stato fatto finora. Migliaia di volumi a lui dedicati hanno cercato di approfondirne
carattere e motivazioni. Senza poi parlare di certi libri che al solo scopo
di "vendere" chissà quali verità nascoste, comprese
nazionalità diverse dalla sua, hanno reso ancora più ingarbugliata
la leggenda dell'uomo che, grazie al suo ingegno, ha traghettato il Medio Evo
nell'Era Moderna. Tra i libri seri, cioè quelli che si riferiscono alla
Storia con la "S" maiuscola, ce n'è uno, uscito da poco, che
merita davvero di essere letto. Mi riferisco a "Cristoforo Colombo, corsaro
e crociato" scritto dalla studiosa tedesca Corina Bucher, sapientemente
tradotto da Adriano Ardovino e pubblicato in Italia dalla Salerno Editrice di
Roma, un editore da sempre specializzato in saggi di alto livello culturale.
E già dalle prime pagine chiunque se ne rende conto. Tanto per cominciare
la premessa del libro è scritta dalla nostra Gabriella Airaldi, e cioè
la docente universitaria genovese che può ben definirsi l'erede spirituale
della scuola di Paolo Emilio Taviani. E quindi si parla di Colombo basandosi
su fatti e documenti, non su ipotesi e fantasie. Per poi passare al testo della
Bucher che ha svolto una vera e propria inchiesta sulle origini e sulla vita
di Cristoforo Colombo, andando a scartabellare tutto quello che umanamente si
poteva per svelare chi fosse in realtà il più grande personaggio
della storia genovese. Tra l'altro la Bucher scrive proprio Genovese con la
"G" maiuscola, ammettendo senza possibilità di dubbio e con
buona pace di certi spagnoli, che il Navigatore fosse assolutamente nato e cresciuto
all'ombra della Lanterna. Per chi non lo sapesse, anche nelle scuole spagnole
insegnano che Colombo fosse Genovese, ma questo non ha impedito che alcuni iper
nazionalisti lo considerassero cittadino iberico.
Ed è così, nel corso della sua investigazione, che la Bucher scopre
che il buon Colombo in un certo periodo della sua vita fosse stato anche corsaro,
o che comunque avesse navigato su navi che godevano di quella che veniva definita
"licenza di corsa", cioè il permesso di attaccare, depredare
e affondare vascelli considerati nemici. Ma il vero punto focale di questo libro
è l'analisi del comportamento di Colombo che porta, inequivocabilmente,
ad affermare che egli non fosse affatto il figlio di una famiglia proletaria
e che avesse invece ricevuto un'educazione scolastica molto al di sopra
della media dei suoi tempi. Colombo era colto, parlava diverse lingue e, soprattutto,
era ben introdotto nelle corti reali del periodo. Altro che povero marinaio:
Cristoforo frequentava esponenti dell'alta finanza dei suoi tempi, era
conosciuto come parente della potente famiglia genovese dei Fieschi, aveva controversi
rapporti con il re del Portogallo Giovanni II che lo chiamava "il nostro
amico speciale", era stato al servizio del re di Francia Luigi XI ed era
addirittura considerato un "nobile di corte" dai reali di Spagna
Isabella e Ferdinando, soprattutto dopo il matrimonio del figlio Diego. E molti
di questi contatti li aveva ancora prima della fatidica scoperta del 1492. Ecco,
il libro ripercorre passo passo tutta la vita di Colombo, si pone delle domande
(le stesse domande che tutti ci facciamo) e cerca sempre di rispondere non rilanciando
le solite ipotesi, ma proponendo l'esame di fatti conosciuti e a volte
inediti. Così si arriva anche ad ipotizzare che Cristoforo Colombo, che
non nascose mai il suo amore per Genova cui si sentì profondamente legato
fino alla morte nel 1506, appartenesse ad una famiglia che con ogni probabilità
avesse origini diverse da quelle liguri, forse da cercarsi nel Piacentino. E
allora torna ad affacciarsi l'ipotesi di Cuccaro, il paesino del Monferrato
che sostiene di essere stato feudo degli avi di Colombo. Insomma quasi trecento
pagine da leggersi tutte d'un fiato, come fosse un romanzo.
"Cristoforo Colombo" di Corina Bucher, Salerno Editrice (Roma), 2007, pp. 300, ISBN 9788884026057, €25,00.
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