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DAL NOSTRO LETTORE SPECIALE
(Il Giornale, Pubblicato Martedì 10 Giugno 2008)
Se
nella nostra regione i prezzi sono mediamente più alti che in altre zone,
e Genova spesso si conquista il triste primato di “città più
cara d'Italia”, il colpevole non è l'inflazione, il petrolio o
la corsa interminabile del caro vita, ma un potentato economico che agisce in
condizione di monopolio da Sarzana a Ventimiglia: Coop Liguria. La denuncia,
documentata con nomi, cognomi e cifre, viene dal libro “Falce e carrello
– Le mani sulla spesa degli italiani” di Bernardo Caprotti (Marsilio
Editore). Caprotti non è uno sconosciuto nel panorama industriale italiano.
Infatti è il titolare dei supermercati Esselunga e il suo libro nasce
più che altro come sfogo per raccontare a tutto il Paese di che cosa
è capace la macchina bellica di Coop Italia che, come si domanda Geminello
Alvi nella sua prefazione al volume, “con un fatturato di oltre 12 miliardi
di euro, rientra ancora negli scopi di mutualismo che giustificano i privilegi
fiscali, e non solo, di cui gode?”.
La domanda è pertinente, in quanto le Coop, espressione economico-finanziaria
dell'ex Pci, poi dei Ds e oggi del Pd, approfittano del loro ridotto carico
fiscale per estendersi a macchia d'olio in tutta Italia e, invece di fornire
prezzi più bassi, in nome di quel solidarismo sociale che sta alla base della
loro costituzione, fanno di tutto per consolidare un monopolio della distribuzione
che si manifesta con un rialzo artificiale dei prezzi. E l'esempio più eclatante
di questo andazzo, ma guarda il caso, è proprio in Liguria. “All'inizio del
2006 – scrive Caprotti – avendo in programma l'apertura di un nostro negozio
a La Spezia, abbiamo incaricato una qualificata società francese di rilevare
lo stato del mercato in Liguria, raffrontato con altre piazze. Lo abbiamo fatto
due volte. Il risultato è stato sorprendente. In quella regione il livello dei
prezzi praticato dalla Coop è mediamente più alto (di una percentuale variabile
tra l'8,2 ed il 20,2) che nelle altre piazze monitorate”.
Perché questo succede? Perché in Liguria le quote di presenza delle Coop sono
addirittura superiori a quelle di Reggio Emilia: siamo al 48,10 per cento a
Genova, al 51,35 per cento a Savona e al 52,89 per cento a La Spezia. Solo Imperia,
area “bianca” da sempre, si salva con un semplice 10,4 per cento. In altre parole,
più aumenta la presenza delle Coop sul territorio, più si alzano i prezzi. Alla
faccia dello slogan commerciale: “La Coop sei tu, chi può darti di più?”.
Ma vediamo nel concreto come si muovono le Coop in Liguria, confrontando i prezzi
degli articoli in comune tra gli Ipercoop liguri e quello di Sesto Fiorentino,
in Toscana. Tutti, infatti, appartengono a Coop Italia, ma per qualche misteriosa
ragione (che poi tanto misteriosa, come abbiamo visto, non è) in Liguria i prezzi
vengono aumentati. I prezzi rilevati nella terza settimana del luglio 2006 rivelano
infatti che, nella Coop di Genova Rivarolo, erano più cari del 18,8 per cento
rispetto a quelli dell'Ipercoop di Sesto Fiorentino, del 14,4 per cento quelli
dell'Ipercoop Aquilone, del 19 per cento quelli della Coop Sanremo, del 10,6
per cento quelli della Coop La Spezia. E sapete perché nello Spezzino i rincari
sono meno accentuati? Perché lì la concorrenza è più organizzata, per cui la
Coop è costretta ad abbassare le proprie pretese. Non bisogna dimenticare, tra
l'altro, che in una situazione di monopolio come quella ligure, il resto della
distribuzione si uniforma ai prezzi del monopolista…
Ma quello che ha fatto uscire dai gangheri Caprotti è stata una vicenda del
1984 quando Esselunga acquistò a Rivarolo un immobile di proprietà della società
Pastore & Baldazzi per aprirvi un supermercato. Non appena le Coop lo vennero
a sapere, scoppiò il finimondo e, casualmente, il Comune si rifiutò di rilasciare
i permessi a Esselunga. La faccenda è lunga e non voglio annoiarvi, ma in sintesi
alla fine Esselunga si vide costretta a vendere il suo immobile alle Coop che,
come per incanto, subito ottennero i permessi e vi aprirono un loro supermercato.
Per ironia della sorte, in quell'occasione Esselunga si fece difendere (ma con
scarso successo) da uno dei migliori civilisti di Genova, l'avvocato e professore
Giuseppe Pericu.
“Falce e carrello – Le mani sulla spesa degli italiani” di Bernardo Caprotti, Gli Specchi di Marsilio, 2007, pp. 187, ISBN 9788831793728, €13,50.
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