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Il borgo piemontese sostiene
che
la famiglia del navigatore
proveniva da lì
(Il Giornale, Pubblicato Martedì 16 Marzo 2004)
RINO DI STEFANO
nostro inviato a Cuccaro Monferrato
Domenica
28 marzo una troupe della prestigiosa rete televisiva internazionale Discovery
Channel verrà qui a Cuccaro,
piccolo borgo del Monferrato affiorante tra i vigneti, per cercare di scoprire
i risvolti di uno dei più intriganti enigmi della storia: le origini
della famiglia di Cristoforo Colombo. Questa visita, che con ogni probabilità
susciterà sdegno e allarme tra gli studiosi genovesi del grande navigatore,
è avvalorata dalla presenza di Anunciada Colòn de Carvajal, la
bella storica spagnola nelle cui vene scorre il sangue dell'Ammiraglio
delle Indie. L'erede diretta di Cristoforo Colombo ritiene infatti che
le origini della sua famiglia non siano da ricercarsi all'ombra della
Lanterna, bensì tra queste colline del Monferrato dove da qualche anno
l'ex campione svedese Nils Liedholm produce un ottimo grignolino.
Ma come è possibile che, dopo tanti studi, ci sia ancora qualcuno che
metta in dubbio la genovesità di Colombo? E che cosa c'entra Cuccaro,
paesino di circa duecento abitanti, con l'uomo che ha cambiato la storia
della civiltà occidentale traghettando l'Europa dal Medio Evo all'Era
Moderna?
«C'entra, c'entra - risponde sornione Pietro Canepa, 82 anni
ben portati, giornalista in pensione e autore di diverse pubblicazioni sulla
storia di Cuccaro - Per diversi secoli gli storici hanno preferito sorvolare
su diversi aspetti poco chiari della vita di Cristoforo Colombo cercando sempre
soluzioni comode, anche se poco verosimili o addirittura palesemente arrangiate.
Mi pare che sia venuto il momento di dire qualcosa di più chiaro circa
il personaggio Colombo. E non è dunque un caso che i giornalisti britannici
di Discovery Channel stiano venendo proprio adesso a Cuccaro per saperne di
più sulla famiglia Colombo. Anche perché i Colombo sono stati
per oltre un millennio i feudatari e signori di Cuccaro».
La storia che propone Canepa, già oggetto del congresso internazionale
«Cristoforo Colombo, il Piemonte e la scoperta del Venezuela» svoltosi
proprio a Cuccaro nel marzo del 1999 alla presenza di Anunciada Colòn
de Carvajal, parte da lontano e mette in discussione alcune delle tesi sostenute
dal compianto Paolo Emilio Taviani, riconosciuto da tutti come il più
grande studioso di Colombo.
«Noi
non vogliamo polemizzare con i genovesi - chiarisce subito Canepa - Anzi, è
facile che i risultati delle nostre ricerche possano incontrarsi a mezza strada
con quelli degli studiosi liguri. Tuttavia ci teniamo a esporre la storia dal
nostro punto di vista, in assoluta buona fede, senza pregiudizi e con tanta
passione. Mi spiego. Se è vero che i pretendenti alle origini di Cristoforo
Colombo sono tanti (e mi riferisco a Genova, Savona, Cogoleto e Piacenza), è
altrettanto vero che tutte queste fonti finiscono poi per convergere qui a Cuccaro.
Secondo un documento la cui trascrizione è conservata nell'Archivio
di Stato di Torino, già dall'anno 960 il feudo di Cuccaro sarebbe
stato assegnato da Ottone I, imperatore romano e di Germania, ai conti Colombo
nelle persone di Pietro, Gioanni e Alessandro. Dico "sarebbe" perché
secondo alcuni studiosi, tra cui il genovese professor Pistarino, il documento
sarebbe falso. E un fatto, comunque, che l'investitura a favore dei Colombo
sia stata poi rinnovata in epoche successive dai marchesi del Monferrato. I
Colombo sono dunque stati da sempre i signori di Cuccaro».
Anche se così fosse, chi dice che Cristoforo venisse
proprio da quella famiglia?
«Un attimo che ci arrivo. In un altro documento del 1419, sempre conservato
presso l'Archivio di Stato di Torino, viene citato Domenico Colombo, padre
di Cristoforo. In questo testo si legge che il principe Gioanni Giacomo, marchese
del Monferrato, concede l'investitura del feudo di Cuccaro "uomini,
signoria, giurisdizione et onori tutti" a Berrettino e, per mezzo suo,
ai suoi fratelli Enrietto, Franceschino, Stefano, Domenico e Zanino, nonché
a Delfino, Pietro ed altri suoi nipoti, tutti dei Colombo consignori di Cuccaro».
D'accordo,
a quel tempo qui c'era un Domenico Colombo. Ma il padre di Cristoforo
non era davvero un patrizio o un uomo ricco. Come lo spiega?
«Il problema è che certi storici prendono per buono solo quello
che ritengono più adatto alle proprie idee. Già nel libro "Historiè
pubblicato da Fernando Colombo, figlio dello Scopritore, nel 1521 (il padre
era morto nel 1506) si legge che i nonni, genitori di Cristoforo, se la passavano
piuttosto male "essendo per cagione delle guerre e parzialità della
Lombardia ridotti a bisogno e povertà". Infatti il Monferrato era
stato invaso dalle truppe dei Visconti di Milano che cacciarono i precedenti
feudatari dal loro castello di Cuccaro, spogliandoli di ogni avere. Il contatto
con Genova avvenne probabilmente quando Teodoro Il Paleologo, marchese di Monferrato,
cui erano stati affidati i fratelli Colombo, nel 1409 occupò Genova con
l'appoggio delle famiglie ghibelline Spinola e Doria. I Colombo giunsero
al mare e si divisero. Infatti Nicolao, fratello del padre di Domenico, si trasferì
a Cogoleto come risulta da una procura che abbiamo rinvenuto. Il fratello di
Nicolao, invece, era un altro Cristoforo che era ammiraglio di Francia. E fu
con questo personaggio che colui che diventerà lo scopritore del Nuovo
Mondo si sarebbe fatto le ossa in mare».
Non c'è il rischio di correre con la fantasia
in queste affermazioni? Adesso spunta anche un altro ammiraglio…
«E lo stesso Cristoforo che lo dice, affermando di non essere l'unico
ammiraglio della sua famiglia. E poi lo riferisce anche suo figlio Fernando.
Comunque nella vita di Cristoforo, così come ci è stata raccontata
fino ad ora, ci sono tantissime cose che non quadrano».
Per
esempio?
«L'istruzione di Colombo, tanto per dirne una. Secondo la storiografia
ufficiale, era una specie di garzone di bottega, figlio di un lanaiolo, che
ad un certo punto si imbarcò e cominciò a fare il marinaio. Ma
le cose non sono così semplici. Tanto per cominciare Cristoforo era un
uomo dalle profonde conoscenze scientifiche, e questo lo vediamo anche dai numerosi
studi che ha lasciato, e poi parlava e scriveva correntemente in portoghese
e spagnolo. Come faceva a sapere tutte queste cose? Val la pena di citare la
polemica sugli studi a Pavia. Il figlio Fernando a questo proposito scrive del
padre «che nella sua piccola età imparò lettere, e studio
in Pavia, tanto che gli bastava per intendere i cosmografi, alla cui lezione
fu molto affezionato, per il qual rispetto ancora si diede all'astrologia
e alla geometria". Mi chiedo: è possibile che il figlio di un lanaiolo
di Genova se ne sia andato a Pavia a studiare? Gli storici genovesi infatti
non ci credono, anche se un altro testimone dell'epoca, padre Bartolomeo
Las Casas, amico dello stesso Colombo, scrive testualmente: «Studiò
in Pavia i primi rudimenti delle lettere, maggiormente la grammatica, e divenne
ben esperto nella lingua latina". E allora?».
Tutto questo, però, non incide sulla genovesità
di Colombo.
«Visto che lui stesso si definiva genovese, certo che no. Ma non era quel
figlio del popolo che la tradizione ci ha tramandato: è molto più
verosimile la versione di un uomo che apparteneva ad una nobiltà decaduta,
appunto quella di Cuccaro, e quindi con una formazione culturale decisamente
superiore. Del resto un'ulteriore prova è la visita che lo stesso
figlio Fernando fece a Genova nel 1520 (il padre era morto nel 1506) cercando
i suoi parenti. Ebbene a Genova non ne trovò nemmeno uno. Qualcuno disse
che erano stati decimati dalla peste, ma la scusa non regge. Ammettiamo comunque
che non ci fossero più parenti, ma ci doveva essere qualcuno che si ricordava
di Domenico, il padre di Cristoforo. Ci sarà stato qualche cliente della
sua bottega di tessitore, o di quando vendeva formaggi o gestiva una taverna.
Invece Fernando non trovò nessuno. Ma soprattutto esisteva ancora il
Banco di San Giorgio che avrebbe potuto mostrare a Fernando le lettere con le
quali l'Ammiraglio, dichiarandosi genovese, aveva lasciato al Banco di
San Giorgio e alla città la decima parte delle sue entrate. E i genovesi
dovevano poi essere contenti e riconoscenti per la "decima" che toglieva
loro un po' di tasse. Invece assolutamente niente. Nessuno sapeva nulla».
E
come andò a finire?
«Fernando ad un certo punto chiese di andare a Cugureo, paese di cui gli
aveva parlato ìl padre, e gli indicarono Cogoleto. Qui in effetti trovò
due centenari che "dicevano di essere alquanto parenti dell'Ammiraglio".
Ed era vero perché provenivano dal ceppo di Cuccaro. Tuttavia, secondo
me, Fernando dicendo Cugureo cercava in effetti Cucareo, che era una "spagnolizzazione"
di Cuccaro. Comunque Fernando continuò le sue ricerche e alla fine approdò
a Piacenza dove, scrive, trovò "alcune honorate persone della sua
famiglia" che avevano lo stesso stemma dell'Ammiraglio, cioè
tre colombi argentati in campo azzurro».
Non risulta però che Colombo abbia mai usato un
simile stemma.
«No, perché poi se ne fece uno suo. Però è probabile
che quello fosse davvero il suo».
Non le pare che nel suo racconto ci siano un po' troppe incertezze?
«Non ce ne sarebbero se nel 1600 non fosse avvenuto un vero e proprio
giallo presso la Curia Vescovile di Acqui, da cui Cuccaro dipendeva ai tempi
di Colombo. Infatti ad un certo punto, per ordine superiore, tutta la documentazione
anagrafica riferentesi a Cuccaro tra il 1400 e il 1500 venne distrutta perché
"possibile apportatrice di pestilenza". Secondo lei, chi lo diede
quell'ordine?».
La sentenza emessa dal Consiglio delle Indie di Madrid che
nel 1606 ha concesso
parte dell'eredità di Colombo al cugino di ottavo grado Baldassarre da
Cuccaro
Nel
1606 la Spagna riconobbe ufficialmente i Colombo di Cuccaro quali eredi italiani
di Cristoforo Colombo. Il riconoscimento avvenne alla fine del processo, durato
oltre 25 anni, per la successione al maggiorasco dell'Ammiraglio delle Indie
che nel suo testamento aveva espressamente ordinato che titoli e beni fossero
ereditati solo in linea maschile. Nel 1578, però, muore l'ultimo discendente
maschio di Cristoforo Colombo e si scatena la lite tra i discendenti in linea
femminile per il Ducato di Veragua (l'attuale Panama), il Marchesato di Giamaica,
il titolo di Ammiraglio delle Indie e diversi altri beni. Insomma, chi dice
che Colombo fosse morto povero si deve ricredere.
Secondo gli atti conservati presso l'Archivio di Stato di Torino, dall'Italia
giungono due pretendenti. Il primo è Baldassarre Colombo di Cuccaro, anche se
nato a Genova come altri suoi avi prima di lui. Il secondo è invece Bernardo
Colombo di Cogoleto. Il processo si svolge dinanzi al supremo Tribunale Castigliano
di
Madrid, detto anche il Consiglio delle Indie, del quale faceva parte lo stesso
re di Spagna, Filippo II.
Ed è proprio il monarca a scrivere al Duca di Mantova e Monferrato, Guglielmo,
per ascoltare i trenta testimoni che Baldassarre porta a suo vantaggio. I testi
dovevano dimostrare che Baldassarre era della stessa famiglia di Cristoforo
Colombo; Domenico, nominato in pubbliche scritture fra i signori di Cuccaro,
era il padre di Cristoforo Colombo; l'Ammiraglio era comunemente ritenuto originario
del castello di Cuccaro.
Bernardo invece si presentò con una raccomandazione del Senato di Genova in
cui si diceva che egli era parente di Cristoforo Colombo di Cogoleto, e scortato
da due patrizi genovesi (Gio. Batta Spinola e Gregorio Torre) ai quali aveva
già ceduto in privato una parte degli eventuali guadagni. Bernardo presentò
alla Corte documenti nei quali confondeva un proprio trisavolo con Bartolomeo,
il fratello dell'ammiraglio, e gli attribuiva discendenti che invece non aveva.
Il risultato fu che Bernardo e i due «complici» furono clamorosamente smascherati
ed espulsi dalla Spagna che, inoltre, inviò una protesta ufficiale alla Repubblica
di Genova per aver inviato degli impostori al processo. Si sfiorò l'incidente
diplomatico.
Baldassarre invece venne riconosciuto come parente di Cristoforo Colombo e il
figlio Mario, dopo la morte prematura del padre, ricevette un compenso di 12
mila doppie d'oro «come alimenti in virtù del mandato che Colombo aveva stabilito
in favore dei suoi parenti bisognosi».
L'eredità, invece, il 21 dicembre 1608 venne aggiudicata a Don Nuntos di Portogallo,
nipote di Isabella, figlia di Diego, cioè del figlio di Cristoforo, lo Scopritore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
(Foto: © 2004 Bruno Maccarini)
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